Una caratteristica dei gravi traumi dei plessi brachiale e lombare con strappamento delle radici nervose dalla loro sede nel midollo spinale é il dolore detto da deafferentazione. Questa sindrome dolorosa, caratterizzata da accessi pluriquotidiani di bruciori, scosse elettriche o sensazioni di morso o lacerazione della parte colpita, é accompagnata inoltre da malessere diffuso e dolore di fondo, continuo, riferito alla mano/avambraccio o al piede/gamba/coscia (a secondo di quali radici siano interessate dalla lesione).
E' bene porre l'accento sul termine riferito, perché questo tipo di percezione del dolore non é quella a cui siamo abituati. E' infatti una "invenzione" della corteccia cerebrale, a cui continuano ad arrivare stimoli dolorifici anche se nulla e nessuno li sta provocando. Tutte le nostre sensazioni sono la somma di segnali sensitivi eccitatori ed inibitori. Per spiegare ciò che avviene si immagini che nel midollo spinale, a livello della zona di ingresso delle radici (Dorsal Root Entry Zone o DREZ) vi sia una centralina eccitatoria che é tutta indaffarata a smistare le sensazioni dolorose alla corteccia cerebrale. Di norma, infatti, la nostra pelle é esposta ad ogni tipo di sensazione, anche minima, come la pressione dell'aria o il pulviscolo atmosferico. Poiché sarebbe inutile per noi percepire anche le cose minime, queste sensazioni sono temperate dalle fibre inibitorie, a grosso calibro, presenti nelle radici sensitive. E' come se queste fibre facessero un filtro delle sensibilità, lasciando arrivare al cervello solo quelle "degne" di attenzione, come il dolore protettivo (detto anche nocicettivo) o il tatto che serve alla conoscenza delle forme. Per effetto dello strappo delle radici però queste fibre inibitorie sono andate anche loro distrutte. I neuroni eccitatori quindi, non più "frenati" da quelli inibitori, continuano, in una sorta di corto circuito, ad inviare sensazioni dolorifiche "inutili" al cervello, anche se non c'é nessuna causa visibile alla base di queste sensazioni (cosiddetto dolore da deafferentazione).
Le terapie possibili sono quindi a base di farmaci che deprimono l'eccitabilità neuronale (antidepressivi, antiepilettici, sedativi, derivati della Cannabis) o, per i casi refrattari, è possibile intervenire chirurgicamente distruggendo la centralina eccitatoria situata nel midollo spinale, con una tecnica chiamata DREZotomia.
Assai raramente dolori di questo genere e di simile intensità si accompagnano alla perdita di forza progressiva dell'arto superiore in pazienti che, anche molti anni prima, sono stati operati per un tumore alla mammella, al polmone, o per un linfoma. Il trattamento chirurgico, avente SOLO scopo antidolorifico e NON di ripristino della forza del braccio o della mano, si esegue nello stesso modo.
Questo intervento, eseguito in pochi Centri al mondo, é però estremamente delicato, presenta indubbi vantaggi ma anche qualche rischio, raro ma presente, che consiste in un indebolimento, di solito lieve, della forza della gamba del lato interessato dalla lesione del plesso.
Ci preme però ricordarne, oltre alla già detta delicatezza, il carattere di irreversibilità. Ciò la pone, a buon diritto, tra gli interventi di neurochirurgia "maggiore", e a cui va fatto ricorso solo nei casi di dolore intrattabile ed incompatibile con una buona qualità di vita. Diverso é il caso di un altro tipo di dolore, che pure può accompagnare lesioni nervose anche estese, e che é noto come sindrome regionale complessa o distrofia simpatico-riflessa.