Si tratta di un tumore benigno per lo più a partenza dal nervo vestibolare, e si situa nell'angolo tra ponte e cervelletto.
Si manifesta, a secondo delle dimensioni, con rumori uditivi (acufeni), calo dell'udito, vertigini o con segni di sofferenza cerebrale.
La stretta vicinanza dei nervi facciale e acustico scandisce la problematica relativa al trattamento di questi tumori.Se non vi é dubbio che i tumori grandi, che causano sofferenza cerebrale, vadano tolti, diverse sono le argomentazioni per i tumori più piccoli.
Essi sono suscettibili di trattamento con radiochirurgia ma anche la semplice attesa, con controlli NMR ogni 6 mesi, può chiarire l'evoluzione della storia naturale.
In particolare il problema si pone per i pazienti che, a causa di una diagnosi assai precoce, hanno l'udito conservato e utile. La rimozione chirurgica infatti é caratterizzata dalla pressoché certa perdita dell'udito. Queste problematiche risultano amplificate, per la bilateralità dei neurinomi, in alcuni pazienti con neurofibromatosi.
L'obbiettivo reale e più concreto da perseguire con la chirurgia é la rimozione totale del tumore e la conservazione della integrità del nervo facciale, che decorre aderente al tumore. Le percentuali di salvataggio del nervo sono inversamente proporzionali alla grandezza del tumore. Le tecniche di monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio costituiscono un fondamentale ausilio per raggiungere questo scopo.
Con l'introduzione delle tecniche di monitoraggio del nervo abbiamo azzerato le paralisi del facciale nei neurinomi fino a 2 cm di diametro, e con la possibilità di salvaguardia del nervo con frequenza impensabile prima, anche per tumori di dimensioni maggiori.
La scelta poi delle metodiche di radiochirurgia o di microchirurgia per via retrosigmoidea o via translabirintica ha specifiche motivazioni che vengono discusse con il paziente.
In caso di paralisi del nervo facciale si può poi ricorrere ad un intervento di microneurochirurgia riparatrice della lesione.